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Report a Colori | Spazio Rosso | 29 agosto 2017

9 September 2017antonio

Arte e cultura come leve di sviluppo di un territorio. Era questo il tema dell’ultimo appuntamento di “Cromatismi”, prima del’avvio di un laboratorio urbano sostenibile per la città di Massafra. La manifestazione organizzata dalle associazioni Are_lab, Il Serraglio e NeXt Nuova Economia Per Tutti”, nell’ambito della rassegna cinematografica “Vicoli Corti”, è stata ospitata sulle terrazze dell’enoteca  Falsopepe a Massafra.
Il rosso era il colore della serata dedicata al tema della “resilienza”, ovvero la capacità di un luogo di assorbire determinati shock e reagire, attraverso la musica, l’architettura e la scultura. Ed è questo l’augurio che è stato fatto al territorio tarantino, perchè possa superare lo schock determinato dall’industria dell’acciaio e impari a trasformare, utilizzando le parole di “Altreconomia”, «le incertezze in occasioni e i rischi in innovazione».
In diverse parti del mondo, proprio partendo da questi concetti, si stanno portando avanti progetti di sviluppo alternativo per la creazione di nuova economia. Così come a Pittsburgh si organizza un festival musicale nell’ex acciaieria, così anche Chicago inizia a puntare sulla musica per rilanciare il territorio.
Miriam Tripaldi, musicologa, (PhD candidate University of Chicago) ha raccontato la sua esperienza. «A sud di Chicago, esiste un divario sociale, economico ed etnico impressionante. – racconta- La gente poverissima si incontra e si scontra con i ricchi. Gli episodi di criminalità sono all’ordine del giorno. Una frattura che si sta cercando di risolvere attraverso l’arte, la musica in particolare».
In tale contesto si inserisce la “Chicago Symphony Orchestra”, di cui Riccardo Muti è il direttore stabile. «Nonostante sia una realtà elitaria che si rivolge ad un pubblico ricco, da qualche anno si sta portando la musica classica nei luoghi più ghettizzati della città di Chicago, per renderla accessibile ai ceti sociali meno abbienti, certi del fatto che l’eccellenza può vivere ovunque». Ecco quindi che la musica, prosegue Tripaldi, «diventa un ponte culturale e sociale, il mezzo ideale per superare le differenze tra persone di diversa etnia». Il modello Chicago ovviamente, «è solo uno spunto di riflessioni su come si può utilizzare la musica ed ogni altra espressione artistica per creare un tessuto sociale riunito, valorizzare il territorio e rivalutare la persona in quanto essere umano». A detta di Miriam Tripaldi, «è un ottimo esempio che si può applicare a qualsiasi realtà, – fa sapere- l’importante è trovare le chiavi di accesso per mettere in comunicazione le persone e dialogare. È il primo passo per essere consapevoli dei problemi che una realtà ha». Come la musica, anche l’arte della ceramica può essere uno strumento per recuperare l’identità di un
territorio come la Puglia. Ne è convinto Antonio Vestita, artista ed urbanista.
«Da tempo porto avanti uno studio sui materiali. La ceramica è quello a me più vicino. – spiega- E proprio questo mio lavoro mi ha portato a riflettere sull’importanza di riappropriarci del futuro guardando al passato, alla tradizione, ricreando e rivisitando il bello di un tempo. Abbiamo il diritto alla bellezza».
Massafra, secondo il giudizio di Vestita, «deve valorizzare ciò che ha e riapprorpiarsi dei propri valori identitari: un centro storico, una gravina meravigliosa e un paesaggio strepitoso che non deve essere più devastato ma migliorato».
Un ottimo spunto di riflessione in tal senso, è stato offerto da Carmine Elefante in rappresentanza del collettivo Reset, che nasce per attivare processi di rigenerazione urbana per le marine dell’arco ionico.
«Dal 2012, -spiega- svolgiamo attività di ricerca e di azione su un luogo particolare, Chiatona, una marina distante solo pochi chilometri dal polo industriale di Taranto ma ancora capace di conservare una alta valenza naturalistica».
Quella periferia balneare, con un turismo fortemente destagionalizzato e caratterizzata dall’assenza di senza spazio pubblico, è stata trasformata in un vero e proprio laboratorio «di sperimentazione dell’incontro tra valore potenziale del patrimonio ambientale e la società locale, per la produzione di nuovi stili di sviluppo e il recupero forte di un’identità». Ed è ciò che Reset Chiatona nel suo piccolo ha già fatto attraverso la riprogettazione del lungomare e l’avvio di attività portate avanti in collaborazione con associazioni per l’attivazione di comunità e creazione di un nuovo immaginario per le marine ioniche, che sia lontano da una visione che contempli lo
sfruttamento delle risorse.
Il progetto “Reset Chiatona” è dunque «un esperimento di cittadinanza attiva che è attualmente in atto. Siamo convinti – fanno sapere dal collettivo- che un’operazione simile sia in grado, più del dibattito e della politica, di lasciare un segno nella sensibilità collettiva, di fornire un simbolo ad un luogo oggi privo di identità e, soprattutto, diventare un punto di partenza per un lungo processo di
sviluppo del territorio. Perché la creazione di spazio pubblico è il primo passo per la costruzione di comunità».

Emanuela Perrone
Giornalista
emanuela_perrone@libero.it

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